Il primo giorno di scuola è per tutti un momento importante. Dai nostri operatori ecco alcuni consigli per aiutare gli insegnanti nell’approcciare i bambini con autismo, pensati nella consapevolezza che, nell’interesse dell’alunno, è fondamentale che gli adulti che lo circondano perseguano gli stessi obiettivi.
Con il mese di settembre giunge il momento del ritorno sui banchi di scuola, importante e attesissimo da tutti i bambini e dai loro genitori. Secondo i nostri operatori specializzati nell’ambito dell’età evolutiva, è utile che gli adulti attorno al piccolo, dunque non solo i familiari e i parenti ma anche gli insegnanti, perseguano obiettivi comuni, che in proprio in questo modo diventano più facilmente concretizzabili.
Ecco sette consigli su come approcciarsi ai bambini con autismo il primo giorno di scuola, formulati dai terapisti della Fondazione Raggio Verde e pensati appositamente per i docenti, con l’auspicio di anno che sia per tutti pieno di soddisfazioni, ricco di esperienze produttive utili alla creazione di un Piano individualizzato stabile e formativo.
1. A volte i bimbi possono avere difficoltà a sincronizzare i sensi, dunque troppi rumori tutti insieme potrebbero portare a una crisi. Questo non significa che si debba escludere l’alunno dalle attività della classe: è sufficiente trovargli uno spazio in cui potersi «scaricare» dagli stimoli.
2. Informarsi sul bambino consente di conoscere quali siano le situazioni negative o positive per lui e dunque può rivelarsi molto utile. A questo scopo, è consigliabile rivolgersi in primo luogo ai genitori e ai terapisti, che per il bene del piccolo saranno sempre disposti a confrontarsi attorno a ogni dubbio, perplessità o bisogno di chiarimento.
3. Il primo giorno di scuola è una novità, sia per gli alunni che frequentano il plesso per la prima volta sia per tutti gli altri. Il consiglio è di rendere la giornata prevedibile: un’agenda visiva delle attività (anche generica) può essere un supporto notevole allo studente.
4. Al ritorno sui banchi di scuola è consigliabile non avanzare subito troppe richieste, bensì di andare per gradi. Le prime cose da affrontare sono la conoscenza degli altri componenti della classe, l’abitudine a rimanere in aula (anche questo per alcuni può essere complicato), l’apprendimento di generale delle prime regole e dei tempi scolastici.
5. Occorre usare sempre un tono pacato, senza alzare la voce, cosa che spesso può infastidire la persona autistica. La comunicazione deve essere empatica, in modo empatico, bisogna parlare ai bambini mettendosi al loro stesso livello. Se necessario, l’uso delle immagini può esser d’aiuto, nell’ottica di risultare il più possibile concreti e prevedibili.
6. Una eventuale crisi comportamentale e/o emotiva non necessariamente è originata da un semplice capriccio: la causa può essere spesso un meltdown che vede lo studente impossibilitato a interiorizzare gli stimoli esterni. Ecco perché la prevedibilità delle situazioni può aiutare a comprendere le successioni giornaliere.
7. È utile domandarsi se il comportamento problematico può essere letto come un atto comunicativo dello studente: in tal caso, è necessario non reprimerlo, mettendo in secondo piano l’eventuale percezione sociale negativa.